Percorso acquedotto Romano

Nella verde umbria, a Spello, piccolo comune splendida testimonianza dell’architettura romana del periodo Augusteo, è stato recuperato un antico sentiero lungo circa cinque chilometri ed è stato restaurato l’antico acquedotto romano che scende dal castello di Collepino fino a raggiungere la Splendidissima Colonia Julia.

In epoca moderna si cerca la via più veloce, la più breve ed è sempre più raro veder valorizzato il lento trascorrere del tempo del quale è facile perdere l’essenza, a partire dai preziosi momenti di raccoglimento in se stessi. Anche le nostre amministrazioni locali ci hanno abituato a vedere molti denari investiti in bretelle realizzate a volte anche in luoghi improbabili – che consentono di proseguire nel “viaggio” senza soste di riflessione dei luoghi.

Nella verde umbria, a Spello, piccolo comune splendida testimonianza dell’architettura romana del periodo Augusteo, è stato recuperato un antico sentiero lungo circa cinque chilometri ed è stato restaurato l’antico acquedotto romano che scende dal castello di Collepino fino a raggiungere la Splendidissima Colonia Julia.

In epoca moderna si cerca la via più veloce, la più breve ed è sempre più raro veder valorizzato il lento trascorrere del tempo del quale è facile perdere l’essenza, a partire dai preziosi momenti di raccoglimento in se stessi. Anche le nostre amministrazioni locali ci hanno abituato a vedere molti denari investiti in bretelle realizzate a volte anche in luoghi improbabili – che consentono di proseguire nel “viaggio” senza soste di riflessione dei luoghi.

Un “investimento” in controtendenza, dunque, quello realizzato a Hispellum, l’odierna Spello: una splendida passeggiata, da assaporare con lentezza, a qualsiasi età, per respirare aria buona, assicurandosi scorci incantevoli della Valle Umbra, delle colline appenniniche e della meravigliosa cittadina, camminando tra le “chiuse” che i proprietari tengono, sovente, curate come giardini.

L’acquedotto trae origine dalla sorgente di Fonte Canale che si trova sotto il castello di Collepino a quota 456 s.l.m. L’opera idrica, nella prima parte interrata, si snoda con un’edificazione di pietra calcarea locale, bianca e rosata, di cui rimangono ancora visibili il lato a valle e, in alcuni punti la copertura.

E' un itinerario unico che assomma in sé la cultura costruttiva dei nostri avi, un contesto paesaggistico di grande fascino ed anche un luogo dove il viandante può ammirare i colori ed i profumi della flora e della vegetazione spontanea dei nostri luoghi

Sulla parete a valle del condotto si conservano numerose aperture rettangolari realizzate per permettere l’ispezione del cunicolo e sfiatatoi per la circolazione dell’aria. La copertura, affiorante qua e là, era costituita da lastre disposte alla “cappuccina” o a schiena d’asino. La realizzazione dell’opera risale sicuramente all’età augustea, epoca assai importante per la Colonia Julia; nello stesso periodo la città fu dotata di un proprio circuito murario, furono organizzati e monumentalizzati gli spazi interni e l’area a nord-ovest della città dove venne realizzato, tra l’altro, il teatro. Durante i secoli l’acquedotto fu spesso ristrutturato anche perché rappresentava la fonte idrica della città, ma alla fine dell’ottocento fu sostituito con una tubazione in ghisa e se ne perse la memoria. Nel tragitto, l’acquedotto supera anche alcuni ponti, tra i quali il “Parasacco” che, con i suoi diciotto metri, è il più alto.
A circa metà percorso il sentiero (e l’acquedotto) si intersecano con la Via dell’abbeveratoio dell’asino, dove è possibile attingere acqua freschissima da una fontanella e dove i recenti lavori, hanno riportato alla luce un delizioso, antico abbeveratoio con una pietra bucata destinata a tener legati i quadrupedi.

Un “investimento” in controtendenza, dunque, quello realizzato a Hispellum, l’odierna Spello: una splendida passeggiata, da assaporare con lentezza, a qualsiasi età, per respirare aria buona, assicurandosi scorci incantevoli della Valle Umbra, delle colline appenniniche e della meravigliosa cittadina, camminando tra le “chiuse” che i proprietari tengono, sovente, curate come giardini.

L’acquedotto trae origine dalla sorgente di Fonte Canale che si trova sotto il castello di Collepino a quota 456 s.l.m. L’opera idrica, nella prima parte interrata, si snoda con un’edificazione di pietra calcarea locale, bianca e rosata, di cui rimangono ancora visibili il lato a valle e, in alcuni punti la copertura.

E' un itinerario unico che assomma in sé la cultura costruttiva dei nostri avi, un contesto paesaggistico di grande fascino ed anche un luogo dove il viandante può ammirare i colori ed i profumi della flora e della vegetazione spontanea dei nostri luoghi

Sulla parete a valle del condotto si conservano numerose aperture rettangolari realizzate per permettere l’ispezione del cunicolo e sfiatatoi per la circolazione dell’aria. La copertura, affiorante qua e là, era costituita da lastre disposte alla “cappuccina” o a schiena d’asino. La realizzazione dell’opera risale sicuramente all’età augustea, epoca assai importante per la Colonia Julia; nello stesso periodo la città fu dotata di un proprio circuito murario, furono organizzati e monumentalizzati gli spazi interni e l’area a nord-ovest della città dove venne realizzato, tra l’altro, il teatro. Durante i secoli l’acquedotto fu spesso ristrutturato anche perché rappresentava la fonte idrica della città, ma alla fine dell’ottocento fu sostituito con una tubazione in ghisa e se ne perse la memoria. Nel tragitto, l’acquedotto supera anche alcuni ponti, tra i quali il “Parasacco” che, con i suoi diciotto metri, è il più alto.
A circa metà percorso il sentiero (e l’acquedotto) si intersecano con la Via dell’abbeveratoio dell’asino, dove è possibile attingere acqua freschissima da una fontanella e dove i recenti lavori, hanno riportato alla luce un delizioso, antico abbeveratoio con una pietra bucata destinata a tener legati i quadrupedi.
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